Vai al contenuto

Breda Mod. 5C

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Breda Mod. 5C
Breda Mod. 5C
TipoMitragliatrice leggera
OrigineItalia (bandiera) Italia
Impiego
UtilizzatoriRegio Esercito
Conflitti
Produzione
CostruttoreSocietà Italiana Ernesto Breda per Costruzioni Meccaniche
Numero prodotto2.000
VariantiBreda Mod. 5G
Descrizione
PesoCompleto: 12,715 kg
Arma: 9,220 kg
Calcio: 0,635 kg
Treppiede: 2,860 kg
Lunghezza940 mm
Lunghezza canna450 mm
Calibro6,5 mm
Munizioni6,5 × 52 mm Mannlicher-Carcano
AzionamentoA corto rinculo di canna
Cadenza di tiroTeorica: 450-500 colpi/min
Pratica: 150-180 colpi/min
Tiro utile400 m
AlimentazioneCaricatore integrale da 20 colpi, alimentato con stripper clip da 20 colpi
voci di armi da fuoco presenti su Wikipedia

La Breda Mod. 5C, ufficialmente rinominata Breda Mod. C nel 1929,[1] è stata una mitragliatrice leggera adottata dal Regio Esercito nella seconda metà degli anni '20 ed impiegata nella Guerra di Etiopia e nella seconda guerra mondiale.

La Breda 5C, insieme alla concorrente Fiat Mod. 26, venne progettata dalla Società Italiana Ernesto Breda per Costruzioni Meccaniche per sostituire la mitragliatrice SIA Mod. 1918. Nonostante i risultati non soddisfacenti di entrambe le armi durante le prove, furono comunque adottate dal Regio Esercito per far fronte alla grave carenza di armi automatiche. Assegnate alle truppe della Tripolitania, alcune decine di esemplari furono usati dai Meharisti durante la seconda guerra mondiale. Armarono inoltre le autoblindo Fiat 611.

L'arma aveva molte caratteristiche che poi saranno riprese nel fucile mitragliatore Breda Mod. 30. La canna era a cambio rapido e, tramite una maniglia in amianto, veniva sfilata, con una mezza rotazione, dal manicotto portacanna. Il funzionamento era a corto rinculo di canna con chiusura dell'otturatore ad alette e lubrificazione ad olio dei proiettili. Sparava ad otturatore chiuso. Posteriormente il castello terminava con le due manopole con pulsante di sparo ed il falso calcio di legno. L'alimentazione avveniva tramite un serbatoio sul lato destro, incernierato anteriormente. Per la ricarica, esso veniva ruotato anteriormente, vi veniva inserita la lastrina con 20 colpi, poi questa veniva ritratta lasciando i colpi nel caricatore, che veniva poi chiuso ruotandolo posteriormente. Il congegno di mira era ad alzo con cursore. Per il fuoco l'arma necessitava di un treppiedino da 2,860 kg, che fungeva anche da basto per il trasporto dell'arma.

Altre versioni

[modifica | modifica wikitesto]

Dopo una serie di prototipi intermedi[2] si addivenne alla:

Fucile mitragliatore Breda Mod. 5G.

Si tratta della stessa arma, con identico funzionamento, ma adattata a fucile mitragliatore. Le manopole vengono sostituite da un calcio con puntale inferiore estraibile e con impugnatura a pistola con guancette in legno e grilletto. Il treppiedino viene eliminato e sostituito da un bipiede fissato al manicotto portacanna.

  1. ^ Pignato, Nicola; Cappellano, Filippo, Le armi della fanteria italiana (1919-1945). p. 59.
  2. ^ Curami, Andrea; Ferrari, Paolo; Rastelli, Achille, Alle origini della Breda Meccanica Bresciana. p. 72.
  • Mitragliatrice Breda Mod 5C e 5G, Società Ernesto Breda Costruzioni Meccaniche, 1930.
  • Nicola Pignato, Armi della fanteria italiana nella seconda guerra mondiale, Ermanno Albertelli Editore, 1979.
  • Pignato, Nicola; Cappellano, Filippo, Le armi della fanteria italiana (1919-1945). Parma, 2008.
  • Curami, Andrea; Ferrari, Paolo; Rastelli, Achille, Alle origini della Breda Meccanica Bresciana. Brescia. 2009.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Armi: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di armi