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Fortezza di Le Castella

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Vorlage:Nota disambigua Vorlage:NN Vorlage:W Vorlage:Divisione amministrativa Le Castella è una frazione di Isola di Capo Rizzuto in provincia di Crotone, in Calabria. È anche chiamata dai residenti I Casteddi o I Casteddri.

È situata sulla costa ionica della Calabria, a 10 km da Isola di Capo Rizzuto e domina la baia con l'antica fortezza aragonese.

Borgo marinaro, è noto principalmente per la fortezza aragonese e per le sue coste che si succedono dalle spiagge di sabbia di vario spessore e colore e per le scogliere con resti archeologici greco-romani tuttora visibili , inoltre la flora e la fauna marina sono tutelate dall 'area marina protetta di Capo Rizzuto, la più estesa in Italia.

Etimologia e toponomastica del nome "Le Castella"

Etimologicamente ricalca il plurale neutro del latino, inoltre è riscontrabile nella letteratura italiana medievale l'uso dell'enunciato "le castella" per indicare " i castelli" o " le fortezze" in italiano moderno, dunque il toponimo segue regole grammaticali che erano consuetudine fino al 18 sec. fino a quando in italiano si cominciò a preferire di più scrivere " i castelli" o " le fortezze" anziché " le castella" . Il nome odierno Le Castella è stato preceduto da molti altri nel corso dei secoli. Plinio la cita come come Castra Annibale, Solino come Porto D'Annibale ( la persistenza di questa toponomastica riaffiora in mappe del XVIII in cui Le Castella veniva segnata come Torre di Annibale ) . Che il borgo venisse dedicato ad Annibale è tuttora incerto perché esistono ampie cartografie che testimoniano della posizione di Castra Annibalis nel territorio dell'odierna Soverato. Dopo la sconfitta di Annibale, i romani insediarono una colonia di tremila coloni che chiamarono Castra (il nome è latino e significa accampamento , campo fortificato ) , questo nome fu all'origine dell'attuale Le Castella , anche se il plurale è derivante da una tradizione che vuole la fortezza sia una delle tante che erano dislocate sulla terraferma e su un antico arcipelago scomparso . La documentazione medievale superstite, evidenzia l’esistenza di “Castella” o “Castellum ad Mare”, nell’ambito del “Iustitiariatus Vallis Gratis et Terre Iordane”.La sua favorevole posizione marittima s’evidenzia già alla metà del secolo XII, quando il geografo musulmano Edrisi rileva l’esistenza di “ qaśtâl (Le Castella), città [pur] piccola, ”, segnalandone la distanza da Crotone: “Da Le Castella a quṭrûni (Cotrone), navigando a golfo lanciato, tredici miglia e diciotto costeggiando”.Alla fine del Duecento “Castelle” è riportata nella c.d. “Carta Pisana” mentre, nel portolano noto come “Compasso de navegare”, la cui compilazione risale al gennaio 1296 (codice Hamilton 396), sono riportate le distanze che la separavano da Squillace e dal capo delle Colonne: “Del golfo de Squillaci al capo de Castelle lx mil(lara) p(er) greco ver lo levante. Del capo de Castelle al capo de le Colomne x mil(lara) entre greco e tramo(n)tana.”. Agli inizi del Trecento, “castele” compare nell’Atlante Luxoro, conservato presso la Biblioteca Civica Berio di Genova, e nella Carta maghrebina della Biblioteca Ambrosiana (“castelle”), continuando ad essere segnalata con lo stesso toponimo durante tutto il corso del secolo, nella carta di Angelino Dulcert (1339), nell’Atlante di Abraham e Jehuda Cresques (1375), nella carta di Guillelmus Soleri (1380) ed in altre. Lo stesso toponimo “castelle” o “castele”, assieme gli analoghi “castel”, “casteli” e “castela”, si rileva durante tutto il Quattrocento ed il Cinquecento, come ci mostrano le numerose carte nautiche prodotte nel corso di questi due secoli, che si conservano presso la Bibliothèque Nationale de France e alla Biblioteca Marciana di Venezia.

Storia

Le Castella.

Origini leggendarie e storiche

La storia di Le Castella è lunga e segue più o meno le stesse vicende dei territori circostanti. Per i suoi paesaggi che destavano ammirazioni tra i viaggiatori antichi, Le Castella fu oggetto di tante leggende e addirittura, secondo alcuni studiosi, l'isola di Calypso descritta da Omero nella sua Odissea, sarebbe da collocarsi proprio nelle vicinanze del borgo. Fa parte dei mitologici tre promontori “Japigi”, identificati in Capo Rizzuto, Capo Cimiti e Le Castella . "Japigio" potrebbe essere connesso al popolo che colonizzò l'entroterra e diede il proprio nome ai tre promontori oppure dal mitico Japyx, figlio di Dedalo, uno degli artisti più valenti dell'antica Grecia. Infatti, secondo quanto riportano alcune testimonianze letterarie antiche (Erodoto, Strabone, etc), Japyx o Japige fuggì da Creta seguendo il padre in una spedizione in Sicilia; ma durante il ritorno, una violenta tempesta lo fece naufragare presso le coste dell'odierna Calabria, ed alla località fu dato il nome di “terra Japigia". I Japigi, furono un popolo di cui non è chiara la provenienza, se dal territorio dove fu fondata Cartagine o se indoeuropeo proveniente dall’antica Illiria che colonizzò i " tre promontori japigi " e anche buona parte della Puglia nel 1200 a.c. , furono poi scacciati da un altro popolo antico, i Coni (originari dell'Epiro nella penisola balcanica), e si trasferirono definitivamente nella vicina Puglia.

Una mareggiata negli anni 70 del 20 secolo ha scoperto sotto le fondazioni del castello sul retro lato est un grande muro della lunghezza di circa 40 m la cui tecnica di costruzione, con blocchi di calcare e piccoli riquadri in pietra disposti a scacchiera, ricorda molto da vicino quella utilizzata in un muro ellenistico di Velia: la sua datazione oscilla tra la seconda metà del IV° e gli inizi del III° a.C. Ciò fa pensare ad un antico muro frangiflutti oppure a quel che resta di una phrourion crotoniate, cioè un avamposto militare e scalo naturale per le imbarcazioni.

. La posizione geografica di Punta Castella s’impose in occasione del trattato di amicizia tra Roma e Taranto nel 304 a.C.; sta di fatto che in base al trattato, alle navi da guerra romane era proibito navigare ad oriente di Capo Lacinio onde parve opportuno ai Tarantini – per sorprendere le navi romane che provenivano dal Tirreno e si dirigevano verso Taranto – di istituire una vedetta proprio a Le Castella . Appena un secolo dopo, negli ultimi anni della seconda guerra punica, tra il 208 ed il 202 a.C. , Annibale, incalzato dagli eserciti romani e costretto a un repentino ritorno in patria, fece costruire là dove ora sorge la fortezza , una sorta di accampamento (o una torre di vedetta).

Dopo la dipartita di Annibale i Romani fecero sbarcare per motivi strategici sul posto circa tremila coloni e chiamarono il luogo Castra. Fu così che la permanenza di quegli uomini diede origine al borgo che prese poi vari nomi nel corso dei secoli .

Secondo Strabone e Plinio il vecchio, ci furono varie isole distanti da Le Castella e Capo Rizzuto , alcune erano ammirate per la loro particolare bellezza e una fu abitata da pescatori bruzi . Cartografi antichi e medievali attestarono nelle loro mappe la morfologia e la toponomastica delle isole . Il numero e le dimensioni è non definito e confuso . Si conoscono i nomi di alcune delle isole : Tiris , Meloessa , Ogigia , Eranusa e l'isola dei Dioscuri . Nel III libro della Naturalis Historia di Plinio il vecchio , dopo aver descritto Castra Hannibalis e le zone circostanti, aggiunge : "[...] cuius ante oram insula X a terra Dioscoron, altera Calypsus, quam Ogygiam appellasse Homerus existimatur, praeterea Tyris, Eranusa, Meloessa."

Storia del borgo dall'alto medioevo fino all'epoca contemporanea

Sigillo dell'università castellese del XVIII secolo , con raffigurati due santi , il castello e la dicitura " CASTELLORVM VNIVERSITAS " . Università non è da intendere con il significato attuale , cioè di luogo di ricerca ed insegnamento , nel medioevo denotava i comuni feudali ( universi cives , unione di tutti i cittadini ) . Nei secoli IX – XI Castella fu occupata dagli Arabi che avevano creato un emirato nella vicina Squillace ed avevano quindi tutto l’interesse di controllare l’intero golfo. Cessata in parte la minaccia araba, Castella divenne pian piano un popoloso borgo sul quale vennero erette anche due chiese: quella di Santa Maria e l’altra di San Nicola dipendenti dall’Abbazia di Sant'Angelo de Frigillo in Mesoraca fino alla soppressione della suddetta abbazia avvenuta nel 1652, e successivamente accorpata a Santa Maria della Matina in San Marco. Si ha notizia poi che intorno al 1251 a Castella erano presenti pubblici ufficiali quali giudici e notai, segno evidente questo di un’attiva vita commerciale e sociale ; Ebbe anche una propria universitates con stemma annesso.

Nel XIV sec. fino al XVI sec. seguì le vicende storiche del regno di Napoli, in alcuni momenti Le Castella fece parte attiva nell'esito dei governi come nell'evento conosciuto come battaglia di Le Castella, fu una serie di battaglie decisive all'interno dei vespri siciliani.

Fu durante il periodo aragonese che la fortezza prese le forme architettoniche odierne . Nel 1520 l’abitato è circondato da mura, alcune di antica costruzione ed altre edificate di recente, era composto per la maggior parte da case palaziate, da alcune case terranee e da qualche “domuncula seu capanna”.Vi era la chiesa di Sant’Andrea, situata presso le mura nuove nei pressi del porto piccolo, il luogo detto la Scarpa Grande vicino al porto grande, una piazza pubblica, la chiesa parrocchiale di Santa Maria de Castellis con sacristia, cimitero e campanile, il luogo “Curtilio dela Corte” ed una “virdisca” presso le mura antiche.Presso la riva del mare nelle località “la Porta de fora”, “la timpa dela porta de fora”, “le timpe delo casale” e “lo canalicchio” sorgevano i magazeni, le apoteghe (spetiaria, calcinario, calemario, bucciaria ecc) ed i casaleni; nelle vicinanze si trovava anche l’ospedale e chiesa di San Nicola. Da documenti cinquecenteschi risulta che oltre alla fortezza aragonese c'era un'altra fortificazione chiamata " Lo Castello Vecchio " che era costruita all'interno del paese .Andrea Carafa commissionò il rifacimento della fortezza sull'isolotto adattandolo alle moderne esigenze difensive, in particolare per rendere le mura più resistenti dai colpi di cannone ed anche lavori per il " Castello Vecchio " nel paese. Era presente anche una giudecca , quartiere abitato da ebrei ,Nel 1508 la Iudeca de Le Castella fu tassata per un 1 ducato e 1 tarì quale sua quota del contributo di 450 ducati imposto dal Viceré alle comunità ebraiche di Calabria. In forza dell’espulsione decretata nel 1510 da Ferdinando il Cattolico, anche gli ebrei de Le Castella emigrarono. In data 30 luglio 1511 la Camera della Sommaria ordinò al percettore provinciale di prendere accurate informazioni sulla loro partenza, al fine di sgravare la locale università del loro carico fiscale . Dal XVI sec. fino al XVIII sec. il paese e la sua fortezza diventarono scenari delle invasioni turche , fu l'inizio dell'improvvisa decadenza del borgo , che durerà per molti secoli , fino al XX secolo. Gli ottomani misero a ferro e fuoco l'intero borgo, uccidendo e Rapendo molti abitanti .Nel 1536 il celebre corsaro barbaresco Khayr al-Din Barbarossa vi rapì Giovanni Dionigi Galeni, divenuto famoso come ammiraglio e corsaro con il nome di Uluç Ali Paşa.

Dal XVII sec. fino agli inizi del XX sec. il paese di Le Castella fu scarsamente abitato , le continue incursioni ottomane e piratesche resero pericoloso vivere nel luogo , nel 1644 l'abitato di Le Castella fu abbandonato per ordine della corte regia e ci furono anche proposte per abbattere la fortezza sul mare per evitare che diventasse un covo ottomano . L'insediamento odierno è di costituzione moderna , a partire dalla seconda metà del XVII , da quando cominciò lentamente a ripopolarsi in seguito agli abbandoni che avvennero dalla seconda metà del XVI sec. fino alla prima metà del XVII . Per pochi decenni , la fortezza fece da ricovero per gli abitanti della zona , in mancanza di altre difese da eventuali scorribande ottomane , formando cosi un piccolo borgo all'interno dell'isoletta. È noto il resoconto del tour condotto dall'abate Saint-Non, in cui constatò lo stato di abbandono della fortezza , ridotto a rudere e le condizioni umili degli abitanti del borgo. Nel 1799 fu luogo di scontro tra francesi e borbonici e punto di approdo delle truppe provenienti dalla Sicilia. Da quel momento il borgo, prima comune feudale , successivamente aggregato a Crotone e poi divenuto frazione di Isola Capo Rizzuto, segue le vicende amministrative e politiche prima del risorto Regno di Napoli, poi dello Stato italiano. Fino agli anni '50 del XX sec. il centro urbano era per la maggior parte concentrato sul corso e nella Petrumbarda o Casale (odierna via Vittoria), dopo gli interventi dell'opera Sila, il centro urbano si espanse per la punta di Le Castella . Negli anni 60' fu scelta come set cinematografico per L'armata Brancaleone[1] e Il Vangelo secondo Matteo. Nel 1991 venne istituita l'area marina protetta di Capo Rizzuto e Le Castella entrò nel sul comprensorio . Nel 1999 ospitò tutte le puntate della 30ª e ultima edizione di Giochi senza frontiere[2][3]. Nel XXI secolo ha sviluppato la sua vocazione turistica e diventata nota in provincia e anche in regione.

Luoghi d'interesse

La celebre fortificazione, di probabile origine magnogreca, protesa su di una piccola penisola sul mare. La fortezza ebbe varie modifiche architettoniche nel corso dei secoli, a seconda dei governanti e delle esigenze difensive . Importantissime sono le monumentali cave di blocchi e di rocchi di colonna di età greca (VI-III secolo a.C.) sulla Punta Cannone e nell'area del porto. Da esse sono stati presumibilmente estratti i rocchi delle colonne del Tempio di Hera Lacinia, posto sul promontorio di Capo Colonna.

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Nel 2015, grazie ad una delibera, apre le porte ai matrimoni civili[4].

Cinta muraria del borgo

Muro vecchio

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SI trova vicino il porticciolo peschereccio , nel luogo che adesso è diventato area parcheggio , è , assieme ad altri muri sparsi per il paese , ciò che resta della cinta muraria che difendeva il paese dalle invasioni , questo tratto murario, costruito su una struttura più antica risalente probabilmente al periodo magnogreco, iniziava dall ' accesso principale al borgo (Porta de Fora: uscita che portava fuori città direzione Capo Rizzuto) per finire all 'accesso meridionale. Dove oggi sono ancora visibili i resti, un tempo venne eretta una piccola troniera di vigilanza a ridosso della scarpata che divideva la campagna dal promontorio castellese.

Chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria

Vorlage:... Nel 17 secolo viene chiamata Santa Maria delle Castella , della chiesa ci sono testimonianze secentesche di un arciprete dell'epoca che fece richiesta al Vescovo d'Isola di essere esonerato dall'obbligo di dimora a Le Castella a causa dei pericoli che vi si correvano per <<turchi e banniti>> aggiungeva la povertà del beneficio e della sua persona . Verso il 18 secolo prese l'attuale nome di Visitazione della Beata Vergine Maria . In seguito al terremoto del 1783 che colpì molti luoghi della Calabria , venne riparato dal regnante Ferdinando IV . Oggi si presenta come una chiesa a navata unica , con campanile posto sul fronte , foto degli anni 30 del 20 sec. dimostrano che non fu sempre così , infatti era di lato . Nell'interno ci sono varie statue di santi , tra cui San Francesco d'Assisi, Sant'Antonio da Padova, San Giuseppe, Santa Rita da Cascia e la Madonna del Rosario . Dietro l'altare c'è il quadro della Visitazione di Santa Elisabetta , dipinto da una pittore settecentesco di scuola napoletana : reca la scritta : R. D Natalis Minasi F.r Antonio Basile f. 1781. Da un lato è lo stemma di Castella ; dall'altro , altro scudo gravato dalla lettera C , forse fatta dipingere da colui che in una riga sottostante ha fatto scrivere col pennello le indicazioni del suo intervento[5]. C'è anche una copia della raffigurazione della Nostra Signora Di Guadalupe.

Torri costiere e Torri d'avvistamento

Vorlage:... Così come in tutta la costa del regno di Napoli , nelle vicinanze di Le Castella sono presenti torri costiere a scopo difensivo , comunicavano tra di loro tramite segnali di fumo quando avvistavano invasioni dal mare o sulla terra.

  • Torre Brasolo (o altresì conosciuta come Grisciolo)
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  • Torre Telegrafo
  • Rudere di torre costierasenza_cornice

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Ci sono due porti , il porticciolo peschereccio ed il porto turistico , presso la darsena del paese. Sono entrambi costruiti di recente , in diverse date del secondo dopo guerra , ciò non vuol dire che l'attraccaggio di barche e la pesca fu fenomeno recente . È attestato da atti notarili del periodo angioino , il commercio di coralli con mercanti veneziani e genovesi . Avvenivano anche piccoli scambi agricoli via mare con i paesi vicini . La pesca era di sussistenza . L'isolotto sul quale è edificato il Castello aragonese offriva una darsena addetta all'attracco di piccole imbarcazioni da pesca, con pescaggio modesto. Le navi al tempo angioino attraccavano nel piccolo golfo di fronte al villaggio, anche se esposto ai venti di libeccio e mezzogiorno, in tal caso veniva anche utilizzato il golfo del Sovereto. E noto ai sub del luogo in questo golfo la presenza di un molo "oggi semi-affondato" per l'attracco di imbarcazioni. Non è precisata l'epoca di questo. L'attuale porto peschereccio, presente dal dopoguerra, è stato restaurato ed ingrandito, con il rifacimento del nuovo molo negli anni ottanta, insieme alla nuova costruzione del porto turistico. Questo è stato ricavato dall'ampia voragine creata dallo sfruttamento della cava di tufo, servita per la produzione di blocchi di tufo usati per la costruzione di case, ma sfruttata sin dai tempi Magno-greci e servita anche per la costruzione del castello naturalmente ed attiva fino agli anni sessanta, con intervalli periodici più o meno lunghi.

È stato sufficiente scavare il tufo per qualche metro per trovarsi al di sotto del livello del mare, abbattere una parete di scogli ormai sottile per consentire l'accesso del mare. oggi è usato per imbarcazioni da diporto e turistico.

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In Punta Cannone , nella scogliera e nei dintorni del porto , vi sono le antiche cave di blocchi e di rocchi di colonna (VI-III secolo a.C.). Da esse sono stati presumibilmente estratti i rocchi delle colonne del Tempio di Hera Lacinia, posto sul promontorio di Capo Colonna e i materiali per la fortezza castellese. Sono infatti visitabili, percorrendo tutto il porto turistico, ricavato dalla cava di tufo, al termine del porto con l'invito di passerelle di legno, i resti della cava Magno-greca. Sulla destra si possono osservare resti di grossi mattoni di tufo di forma rettangolare e sulla sinistra quelli a forma cilindrica, il sistema di estrazione è evidente in questi, dopo aver scalpellato i cilindri venivano fatti quattro fori alla base sono evidenti nelle forme rimanenti, i quattro solchi dove venivano inseriti quattro cunei di legno secco, successivamente bagnati, consentivano il distacco del cilindro, ne sono presenti resti di alcuni spezzati al centro, quindi inutilizzabili.

Secondo gli archeologi sono databili intorno al VI-III secolo a.C. non sono evidenti nella cava i resti del periodo estrattivo del castello XII-XIII secolo d.C., è evidente che è costruito con il tufo del luogo ma le estrazioni prossime a questo non hanno lasciato traccia.

Resti dell'antico convento

Sculture

  • Statua dedicata a Ucciali ( anche conosciuto come Occhialino )
  • Donna con delfino
  • Crocifissione con Maria e S. Giovanni
  • Stazioni per la Via Crucis
  • Statue di Punta Cannone

Scogliera

Lungo tutto il lato est della punta di Le Castella e antistante la fortezza sono presenti le scogliere . Nella punta Cannone le scogliere di roccia calcarea presentano forme di onde marine e varie forme sinuose e stratificate , più a nord di punta Cannone , la scogliera presenta forme piu o meno regolari e piane . Sono stati rinvenuti fossili di echinoderma e pinna nobilis olocenici .Sono visibili inoltre i segni squadrati dati dall'estrazione di mattoni per la fortezza ed edifici della zona e forme circolari per le macine o per i ronchi del templio di Capo Colonna .

Istruzione

  • IPSSAR “Le Castella” Istituto alberghiero
  • Scuola dell'infanzia , primaria e secondaria di primo grado " Gioacchino da Fiore "

Economia

Turismo

Molto attiva in ambito turistico, sono presenti diverse infrastrutture alberghiere, inoltre, è stato costruito un porticciolo nei pressi della fortezza aragonese dove è possibile fare escursioni nell'area marina protetta di Isola Capo Rizzuto.

Agricoltura

La coltivazione di finocchi è la più importante e viene raccolto una particolare varietà che è tipica del comune di Isola di Capo Rizzuto e che ha avuto anche delle certificazioni IGP e DOP . Altre coltivazioni importanti sono gli uliveti e i vigneti .

Pesca

Nonostante nell'area marina protetta di Capo Rizzuto vigono delle limitazioni in fatto di pesca , viene esportato anche in zone vicine facendo attenzione a non danneggiare la flora e la fauna.

Trasporti

Il paese è collegato dalla SS106 dalle strade SP43 e la SP44 ( nel medioevo si chiamavano la prima la " via delo Dienato " e l'altra la "via Magna" ) che corrispondono ai sentieri che portavano alla mulattiera principale che conduceva agli altri paesi delle vicinanze . è tra i pochi paesi a non essere attraversato dalla ferrovia jonica e sprovvisto di stazione annessa. Il paese è collegato da autobus . I due porti offrono ormeggio per barche .

Sport

  • Castellese , calcio
  • Le Castella Amatori , calcio

Eventi legati a Le Castella

Film girati a Le Castella

I santi patroni

Sant'Antonio e San Giuseppe

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Nostra Signora di Guadalupe

Flora

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Fauna

Terrestre

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Marina

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Note

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  2. Vorlage:Cita web
  3. Jsfnet Italia - edizione 1999
  4. Vorlage:Cita web
  5. La scritta dice << A divozione del Rev. U.G don Emanuele Calabretta da S. Sostene 1862>>.

Bibliografia

  • P. G. Guzzo, Le città scomparse della Magna Grecia, Roma 1982, pp. 284 ss.
  • E. Greco, Magna Grecia, Bari 1980, pp. 108 s.
  • D. Marino, Cave d'età greca nella chora meridionale della pòlis di Kroton: note topografiche e tipologiche, in Russi A. - Dell'Era A. (a cura di), Vir bonus docendi peritus. Omaggio dell'Università dell'Aquila al prof. Giovanni Garuti, Gervasiana, 6, pp. 17–38, Gerni Editori, 1996, San Severo
  • Gustavo Valente , Le Castella (Isola Capo Rizzuto): una storia millenaria Editrice C.B.C , Catanzaro 1993.
  • Rosario Mango , Le Castella: arcaica, archeologica, medioevale Editrice BRU.MAR , Catanzaro 1999.

Voci correlate

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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