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Pietro Bussolo

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Ancona di San Bartolomeo
Chiesa di San Bartolomeo, Albino
Legno policromo e dorato 1495/96

Vorlage:Bio


Gli esordi: da Milano alla Valtellina

Ancona della Natività
Legno dipinto e dorato, 1492.
Cappella della Beata Vergine, Chiesa di San Giorgio, Grosio

Non si conosce con certezza la data di nascita dello scultore, ma grazie ad alcuni documenti che si riferiscono agli ultimi anni della sua vita, gli studiosi oggi la ipotizzano intorno al 1460-1462. Riguardo al suo nucleo famigliare si sa ben poco: sappiamo che aveva un fratello, Giacomo e riguardo il padre, Giovanni, sappiamo che era detto “magister”, senza avere notizie certe della professione che svolgeva[1].

Scarna di notizie resta anche la formazione artistica dello scultore. Dai primi documenti che sono giunti a noi sappiamo che già poco dopo aver superato la maggiore atà aveva una sua bottega ben avviata, con aiutanti al seguito. Difficile però è capire le caratteristiche della produzione di questo perido, quasi tutta andata perduta, tra cui i lavori per la Certosa di Pavia e l'ancona di Santa Maria in San Martino a Treviglio (1485).
Unica opera superstire di questa sua prima produzione è la statua del “San Cristoforo”(Chiesa di San Cristoforo, Milano). Nel linguaggio di questi primi anni lo scultore risente ancora vagamente l'influenza di un linguaggio tardo gotico (ad esempio nel dettaglio dei ricci del Bimbo), mentre le proposzioni del santo, qui allungate, aggiungono ulterioreriormente una datazione precoce per la statua[2][1].

Sarà con il cantiere del santuario mariano di Santa Maria presso San Satiro, dove collabora a fianco dei plasticatori Giovanni e Gabriele Battaggio e Agostino de Fondulis, sotto la direzione artistica del Bramante, che il suo linguaggio artistico avrà una svolta fondamentale rispetto alla sua prima produzione. Qui assorbirà tutte le novità della cultura milanese dell’epoca, che si possono riscontrare poi in modo evidente nell' Ancona della Natività di Grosio, in Valtellina, realizzata nel 1492. Nell’impostazione degli ornati e della struttura della cornice architettonica si può vedere un chiaro riferimento all' Incisione Prevedari, i decori con vasi e chimere del fregio richiamano quelli eseguiti in terracotta da Agostino de Fondulis sempre a San Satiro, mentre le figure che riempiono le nicchie dell'ancona sono caratterizzate da una anatomia leggermente contratta e da panneggi "cartacei", tipici della scultura di quel periodo e della pittura di artisti come il Butinone[1][3][2].

A Bergamo, nell'ultimo decennio del Quattrocento

Nell’ultimo decennio del XV secolo lo scultore si sposta in area bergamasca. Testimonianza del suo arrivo è il contratto che viene stipulato nel 1492 per una pala per Ranica, oggi perduta, dove viene nominato come “intayador de anchoni” (intagliatore di ancone).
Nelle opere create nel primo periodo del soggiorno bergamasco, tra cui da ricordare vi sono il grande “Crocifisso” conservato nell’Abbazia di Sant’Egidio in Fontanella (già Ardesio), la “Madonna con bambino” di Nese a Alzano Lombardo e il “San Bernardino” conservato nell’omonima chiesa a Bergamo, Bussolo mostra un rinnovato contatto con la cultura figurativa milanese grazie a brevi rientri nella capitale del Ducato (1491-1492 e 1494-1495) influenzato probabilmente dalla vista degli affreschi della serie Uomini d’Arme di Bramante e da una timida apertura alle sperimentazioni leonardesche, con una particolare attenzione per la fisionomica.
A Bergamo e nelle valli circostanti, soprattutto in Val Seriana, lascerà numerose testimonianze importanti: l’ “Ancona di San Bartolomeo” ad Albino, 1495-1496, l’ “Ancona con Santi” per Villa d’Adda (oggi al Museo Bernareggi), 1495-1500, il “San Pietro” nel polittico di Desenzano, realizzato dopo il 1499-1500 e l’ “Ancona” di Gandino, realizzata con collaboratori tra 1499-1501, di cui oggi restano solo alcune statue.
In questi anni lo scultore stempera le asprezze delle opere dei primi anni novanta a favore di un più smaccato classicismo, influenzato anche dalla visione di tre statue di Pietro Lombardo presenti sull’altare della Cappella Colleoni dal 1491. Sempre di questi anni dovrebbero anche risalire le due ancone lignee andate perse realizzate per la chiesa di Santo Stefano (oggi distrutta) a Bergamo e citate negli scritti di Marcantonio Michiel.

Ancona lignea dell'altare maggiore
Duomo di Salò (BS)
Ancona - Bartolomeo da Isola Dovarese
Statue - Pietro Bussolo
Legno policromo e dorato

Altre sculture oggi note, come la “Maddalena” conservata nel borgo di Pagliaro[4] e il “Cristo Risosto” di Gromo San Marino[5], se non sue, sono sicuramente avvicinabili alla sua cerchia e dimostrano quanto il suo linguaggio artistico abbia influenzato gli intagliatori locali.

Da Bergamo a Salò

Nei primi mesi del 1499 il Comune di Salò invia due messi a Bergamo per vedere le opere di Bussolo e prendere contatti con lui e nello stesso anno lo scultore si trasferisce a Salò grazie all’incarico che lo vede incaricato a completare l’ancona per l’altar maggiore della cattedrale, terminata nella sua struttura architettonica ma priva delle dieci statue che devono riempire le nicchie.
Compresse negli spazi della carpenteria di gusto tardogotico le sculture costituiscono il capolavoro della maturità artistica del Bussolo: l’intensa umanità dei personaggi, i morbidi volumi e la solenne gravità dei panneggi, fanno trapelare la costante riflessione sui fatti artistici milanesi tra Leonardo, Vincenzo Foppa e Bernardo Zenale, declinati secondo un’interpretazione personale.
Sempre nel Duomo di Salò ed opera del Bussolo si possono ammirare gli altari di Santa Caterina e San Giuseppe (realizzati tra il 1510 e il 1516), così come la statua di un “San Giuseppe”, un “Sant’Antonio”, due figure che raffigurano Maria e San Giovanni evangelista dolenti (forse in origine messi ai lati del Crofisisso di Giovanni Teutonico sempre conservato nel Duomo) e se non suo, ma vicino al suo ambito, un Cristo, originariamente in croce e oggi rimaneggiato e reso deposto per essere inserito in un compianto ligneo[6].

"Madonna col Bambino"
Legno dipinto e dorato
Piano di Bovegno (BS)

Agli stessi anni risalgono altre sculture sia nel territorio gardesano, tra cui da citare la “Madonna con Bambino” di Bogliaco (Gargnano), che in Valtrompia, dove da ricordare c’è il possente “Sant’Antonio abate” di Bagolino (1510 circa) e la “Madonna con bambino” di Piano di Bovegno, importanti opere per capire l’aggiornamento sulla scultura bresciana e per i rapporti con l’attività di Maffeo Olivieri, mentre nonostante alcune opere a lui attribuite, resta priva di appigli cronologici la sua attività in Trentino.

Gli ultimi anni

Nel 1516 Pietro Bussolo torna a Milano, ma il mutato clima culturale non favorisce l’inserimento dell’intagliatore sulla scena artistica: non sono documentate commesse mentre si viene a conoscenza che vive in ristrettezze economiche, tali da essere incarcerato tra 1520 e 1521 perché insolvente.
Nel 1521 Bussolo torna quindi sulle rive del Garda, dove prende accordi con la Comunità di Muslone per un trittico del quale resta solo la “Madonna con il Bambino”, dal morbido panneggio.
Uno stato delle anime del comune di Salò, compilato tra il 1524 e il 1529, lo definisce “septuagenarius” e “vagabundus” (settantenne e vagabondo).
La carriera di Pietro Bussolo si conclude a Bergamo, nel cantiere di Santa Maria Maggiore: tra il 1525 e il 1526 realizza due figure di mostri marini montati sopra la trabeazione dell’iconostasi. L’artista è pagato per un terzo animale fantastico, iniziato e mai consegnato, forse a causa della morte sopraggiunta improvvisamente nella città che lo ha visto affermarsi nel panorama della scultura lignea rinascimentale lombarda.

Immagini a corredo

Note

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  2. a b Vorlage:Cita
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Bibliografia

Altri progetti

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Categoria:Scultori italiani del XV secolo Categoria:Scultori italiani del XVI secolo