Stadtmauern von Bologna
thumb|right|240px|Mappa approssimativa dei tracciati delle tre cinte murarie e delle posizioni delle porte e delle quattro croci. Le mura di Bologna cingevano la città fino all'inizio del XX secolo, quando furono quasi completamente demolite per far posto agli attuali viali di circonvallazione. Edificate in tre cerchie successive a partire dal III secolo, ne rimangono visibili significativi tratti nella zona del centro storico, a cui spesso i Bolognesi fanno riferimento con l'espressione Bologna entro le mura.
La prima cinta: la Cerchia di Selenite
A Bologna si pensa furono addirittura gli Etruschi i primi a costruire delle mura a protezione della città, tuttavia le mura più antiche di cui oggi rimangono resti sono quelle costruite in seguito alle invasioni barbariche, in corrispondenza del tramonto dell'Impero Romano d'Occidente. Non è possibile darne una datazione precisa, ma si sa per certo che vennero costruite a più riprese. Notizie storiche riportano che le mura di Bologna avrebbero resistito all'assedio di Alarico nel 402 e che furono semi-distrutte nel 1163 per ordine di Federico Barbarossa.
Questa cinta era costituita da blocchi di selenite, una minerale gessoso molto comune sulle colline bolognesi e in tutta la zona della cosiddetta vena del gesso romagnola. La città allora aveva una forma quadrangolare e dimensioni molto più piccole del centro storico attuale, comprendendo solo una ventina di ettari compresi approssimativamente tra via Farini a sud, via Manzoni a nord, via Oberdan a est e via Val d'Aposa a ovest.[1]
Oggi di questa antica cinta non restano che pochi resti, uno dei quali è visibile a Casa Conoscenti in via Manzoni, un altro fu scoperto in via Rizzoli e un altro ancora in via De' Toschi durante gli scavi del 1921. thumb|right|180px|Piazza di Porta Ravegnana
Su di essa erano inizialmente aperte quattro porte, disposte ai punti cardinali della città:
- Porta Ravegnana o Porta Ravennate,[2] così chiamata in quanto posta sulla via Emilia in direzione Ravenna
- Porta di San Procolo o Porta Procola[3]
- Porta Stiera o Porta di San Sotero,[4] posta sulla via Emilia in direzione Modena
- Porta di San Cassiano,[5] in seguito rinominata Porta Piera o Porta di San Pietro in quanto vicina alla Cattedrale di San Pietro
A queste ne vennero aggiunte in seguito altre tre:
- Porta Nova di Castiglione[6]
- Porta Nova[7]
- Porta di Castello,[8] che dava accesso alla rocca imperiale
Da questa cinta rimasero esclusi i quartieri più poveri dell'antico abitato romano a nord che, negli anni bui del medioevo, rimasti disabitati e abbandonati a loro stessi, finirono per guadagnarsi l'appellativo di civitas antiqua rupta.
Le quattro Croci
Tra il IV e il V secolo, nei pressi di quattro di queste sette porte furono erette delle colonne di selenite con croci di pietra. Alcune fonti storiche datano questo avvenimento agli anni 392-393 e tradizione vuole che a volerle fu l'allora vescovo di Milano Ambrogio (poi divenuto santo e patrono di quella città). Un'altra tradizione le fa invece risalire la costruzione alla fine del V secolo per volere dell'allora vescovo di Bologna Petronio (poi divenuto santo e patrono della città). Rimosse solo nel 1798, oggi sono conservate nella Basilica di San Petronio.
I loro nomi sono:
- Croce dei Santi Apostoli ed Evangelisti,[9] dal 1159 nota anche come Croce di Porta Ravegnana e situata davanti al luogo in cui in seguito sarebbero state erette le due torri
- Croce delle Sante Vergini,[10] dal X secolo nota anche come Croce di strada Castiglione o anche Croce dei Casali
- Croce di Tutti i Santi,[11] dal XI secolo nota anche come Croce dei Santi o anche come Croce di Porta Procula
- Croce dei Santi Martiri,[12] dal XI-XII secolo nota anche come Croce di Porta Stiera o Croce di Porta Castello essendo prossima ad entrambe le porte
L'addizione Longobarda
Risale probabilmente all'VIII secolo, durante la dominazione della città da parte dei Longobardi, la costruzione di un ulteriore tratto di mura, detto appunto "addizione longobarda", addossato al lato est della prima cerchia e centrato sull'attuale Piazza di Porta Ravegnana.[13] La forma semicircolare della porzione di città cinta da queste mura ha fatto sì che le attuali via Zamboni, via San Vitale, via Santo Stefano e via Castiglione si sviluppassero in direzione radiale rispetto alla piazza, e fossero collegate tra loro da strade curve e concentriche.
La seconda cinta: la Cerchia dei Mille
L'espansione della città e la nascita di nuovi borghi esterni alle mura fecero nascere l'esigenza di costruire una nuova cerchia muraria. Benché si pensasse che la loro costruzione risalisse agli ultimi trent'anni XII secolo, in corrispondenza del conflitto con Federico Barbarossa, studi recenti ne hanno provato una datazione antecedente che ha riproposto la correttezza dell'antico nome Cerchia dei Mille.[14]
thumb|right|180px|Torresotto di via San Vitale Questa seconda cinta era lunga circa 3,5 km e disponeva di 18 porte, chiamate anche serragli o torresotti, in quanto tutte sormontate da una torre ed oggi tutte ormai abbattute tranne quattro, anacronisticamente inglobate nell'abitato.
Esse prendevano spesso il nome della strada su cui si aprivano:
- Serraglio di Strada Maggiore,[15] fu demolito nel 1256
- Pusterla del Borgo di San Petronio,[16] detta anche Pusterla di San Petronio Vecchio o anche Pusterla della Paglia, fu demolita nel XIII secolo
- Serraglio di Strada Santo Stefano,[17] detto anche più semplicemente Serraglio di Santo Stefano, fu demolito nel 1256 ed a sua memoria vi è una targa al civico 38 della via omonima
- Torresotto di Castiglione,[18] detto anche Voltone di Castiglione, è ancora visibile lungo la via omonima nei pressi del Teatro Duse
- Serraglio di San Procolo,[19] fu demolito nel 1555 ed a sua memoria vi è una targa nella via omonima
- Serraglio o Pusterla di Val d'Aposa,[20] detto forse anche Porta Mariana, si apriva sulla odierna via Tagliapietre e fu demolito nel 1570
- Pusterla di Sant'Agnese,[21] fu demolita nel 1488 ed a sua memoria vi una targa in via Bocca di Lupo, nelle vicinanze del punto in cui la porta si apriva
- Serraglio del Borgo di Saragozza,[22] detto anche più semplicemente Serraglio di Saragozza, ve ne sono notizie risalenti al XII secolo, fu demolito nel XVI secolo
- Serraglio di Berberia,[23] fu demolito nel 1257 ed a sua memoria vi è una targa nella via omonima
- Serraglio di Porta Nova,[24] detto anche Voltone di San Francesco o anche Serraglio del Pratello, è ancora in parte visibile allo sbocco della via omonima su piazza Malpighi
- Serraglio di Porta Stiera,[25] si apriva sulle odierne via San Felice e via Ugo Bassi, secondo alcune fonti fu demolito nel XIV secolo, secondo altre nel 1956
- Pusterla del Borgo delle Casse,[26] detta anche Posterla dei Maggi, si apriva nei pressi della odierna via Maggia e fu demolita nel 1547, probabilmente è ad essa che si riferisce la targa situata in via Nazario Sauro
- Serraglio del Poggiale,[27] si apriva tra via Nazario Sauro e via San Carlo ed oggi ne restano alcune fotografie a testimonianza della demolizione avvenuta nel 1943
- Serraglio del Borgo di Galliera,[28] detto anche Serraglio di Porta Galliera, fu demolito nel 1256
- Serraglio di Porta Govese,[29] detto anche Voltone di Piella o Torresotto dei Piella, è ancora visibile appunto tra via Piella e via Federico Venturini
- Serraglio di San Martino dell'Aposa,[30] fu demolito nel 1841
- Serraglio di Strada San Donato,[31] detto anche più semplicemente Serraglio di San Donato, fu demolito nel 1257 ed è molto probabilmente lo stesso a cui si riferiscono alcune notizie riguardo un serraglio in Borgo San Giacomo situato nei pressi della via che dà il nome alla porta
- Serraglio di Strada San Vitale,[32] detto anche Voltone di San Vitale, è ancora visibile lungo la via omonima dove si apre piazza Aldrovandi
La terza cinta: la Cirda
L'ultima cerchia di forma poligonale detta cresta corrisponde come perimetro agli attuali viali di circonvallazione e la sua costruzione è databile agli inizi del XIII secolo quando la città cominciò ad organizzarsi in quartieri ed i borghi esterni furono annessi come parte integrante della città stessa. L'ultima cerchia racchiudeva la Cerchia dei Mille e fu costruita inizialmente in legno e solo successivamente murata. Disponeva di 12 porte munite di ponti levatoi e di un fossato esterno, mentre verso l'interno era addossato alle mura un terrapieno che in alcuni punti si estendeva per oltre 70 metri verso la città. L'estensione complessiva della cinta era di circa 7.600 m.
La costruzione avvenne secondo l'antica tecnica della muratura a sacco, ossia preparando due muri esterni in mattoni al cui interno veniva riversato un misto di ciottoli, laterizio e sabbia. Questa architettura è perfettamente visibile negli spezzoni di mura rimasti in piedi, nonché nelle porte superstiti. Lo spessore della fortificazione si aggirava intorno al metro.
Abbattimento delle mura
Le mura furono abbattute tra il 1902 e il 1906, secondo le direttive di un piano di regolatore redatto nel 1889 che, agli occhi di oggi, verrebbe considerato perlomeno sciagurato. I sostenitori dello smantellamento ritenevano le mura un limite per lo sviluppo cittadino, inoltre si rifacevano al modello dell'urbanista Haussmann, che per conto di Napoleone III aveva rivisto l'intero centro cittadino facendo piazza pulita dell'antica Parigi medievale.
thumb|right|150px|Porta San Felice Ma erano soprattutto motivazioni sociali ed economiche a spingere verso questa soluzione: l'abbattimento poteva essere fonte di lavoro per molti muratori rimasti disoccupati a causa dello stallo nelle costruzioni edilizie, e che quindi ne appoggiarono la proposta. Il comune, inoltre, poté rendere edificabili gli ampi spazi precedentemente occupati dalle mura, dal fossato e dal terrapieno, ricavando ingenti profitti dalla vendita. Su questi terreni sorgono tutt'ora numerose ville e villini, costruiti proprio agli inizi del '900.
Tuttavia Alfonso Rubbiani e Giosuè Carducci difesero l'interesse storico e artistico della cerchia: riuscirono così a salvare tutte le porte tranne Porta San Mamolo e Porta Sant'Isaia. Fu avviato anche lo smantellamento di Porta Maggiore, oggi chiamata anche Porta Mazzini, dal nome che ivi assume la Via Emilia. Anticamente considerata, come dice il nome, la più importante tra le porte bolognesi, la sua demolizione fu sospesa in seguito alla scoperta, al di sotto della costruzione settecentesca ormai smantellata, della porta duecentesca visibile a tutt'oggi.
Le altre 9 porte, tutt'ora presenti sono: Porta San Vitale, Porta Santo Stefano, Porta Castiglione, Porta Saragozza, Porta San Felice, Porta delle Lame, Porta Galliera, Porta Mascarella e Porta San Donato. Diversi tratti delle antiche mura costeggiano ancora i viali di circonvallazione.
Nel 2007 è stato dato avvio al progetto di restauro delle porte superstiti.
Bibliografia
Note
Voci correlate
Collegamenti esterni
Mura Mura di Bologna Categoria:Storia di Bologna
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