Benutzer:J heisenberg/temp/Museo di Capodimonte

Dies ist eine alte Version dieser Seite, zuletzt bearbeitet am 3. September 2009 um 14:10 Uhr durch 151.12.58.2 (Diskussion). Sie kann sich erheblich von der aktuellen Version unterscheiden.

Vorlage Coord: Einbindungsfehler
Bitte verwende Vorlage:Coordinate.
Koordinaten fehlen! Hilf mit. Vorlage:Museo

Il Museo Nazionale di Capodimonte si trova in via Miano 1 a Napoli all'interno dell'omonimo parco, nella Reggia di Capodimonte, edificio disegnato dall'architetto romano Antonio Canevari per Carlo di Borbone, re di Napoli.

All'interno sono ospitate le Gallerie Nazionali di Capodimonte, una delle più importanti pinacoteche d'Italia. Le Gallerie custodiscono opere di Giovanni Bellini, Sandro Botticelli, El Greco, Colantonio, Raffaello, Andrea Mantegna, Caravaggio, Annibale Carracci, Artemisia Gentileschi, Francisco Goya, Simone Martini, Masaccio, Tiziano, ecc.

La Reggia è circondata da giardini ben curati e ricchi di piante. Nel complesso museale sono presenti anche una casa di caccia e un museo delle ceramiche.

La storia

Nel 1738 Carlo di Borbone re di Napoli, affidò ad Angelo Carasale, a Giovanni Antonio Medrano ed Antonio Canevari i lavori per la costruzione della Reggia di Capodimonte. In principio il re ebbe l'idea di costruire un “casino di caccia” sulla collina di Capodimonte.

[[Immagine:Sommer, Giorgio (1834-1914) - Palazzo Reale di Capodimonte.jpg|thumb|275px|La Reggia di Capodimonte in una foto del 1880 circa]]

Solo in un secondo momento, il re decise di costruire un palazzo che potesse ospitare le pregiate collezioni Farnese ereditate dalla madre Elisabetta. I lavori, iniziati il 9 settembre del 1738, proseguirono a rilento per circa un secolo a causa dell'enorme difficoltà derivata dal trasporto del piperno scavato nelle cave di Pianura.

Nel 1758 una parte della Reggia fu aperta e la collezione fu sistemata. Nel 1760, Ferdinando IV affidò all'architetto Ferdinando Fuga l'ampliamento della Reggia e la cura del parco. Nel 1780 fu ospite di Capodimonte lo scultore Antonio Canova.

Nel 1787 su consiglio di Jakob Philipp Hackert fu istituito nel Museo un laboratorio di restauro dei dipinti, affidato a Federico Anders. Durante la rivoluzione del 1799, dopo che il re Ferdinando IV scappò a Palermo portando con sé nella fuga i pezzi più pregiati delle collezioni, il Palazzo fu occupato dalle truppe del generale Championnet e le raccolte d’arte furono saccheggiate.

Durante il Decennio francese (1806-1815) la Reggia fu privata della sua funzione museale per acquisire un’esclusiva destinazione residenziale: divenne, infatti, residenza di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat.

Gli ambienti del Palazzo vennero arredati e allestiti per ospitare i nuovi sovrani e tutti gli oggetti d'arte furono trasferiti nel Palazzo degli Studi, sede del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Dopo che nel 1815 Ferdinando IV tornò dall'esilio siciliano, la reggia riprese la sua funzione residenziale e si intrapresero nuovi lavori nel palazzo e nel parco. Una schiera di pittori, scultori e artigiani furono chiamati a decorare le sale della Reggia, in particolare il Salone delle Feste.

Nel 1825 con l'ascesa al trono di Francesco I vengono affidati i lavori ad Antonio Niccolini, architetto di Casa Reale. Tra il 1826 e il 1836 si realizza l'intervento urbanistico dello scalone monumentale che dal Tondo sale a Capodimonte e nel 1828, prospiciente la facciata occidentale della Reggia, viene edificata la Palazzina dei Principi destinata ad abitazione dei membri della famiglia reale, circondata da un giardino botanico modellato all'inglese.In quegli stessi anni Niccolini progetta l’assetto e l’apparato decorativo del Salone da ballo e del Salottino pompeiano.

Dopo la morte di Francesco I nel 1830, il nuovo sovrano Ferdinando II nel 1832, conferisce al Niccolini e a Tommaso Giordano l'incarico di portare a termine alcuni importanti interventi architettonici, vale a dire il compimento dell'edificio nel lato settentrionale, il rivestimento delle facciate e dei cortili, gli apparati decorativi del palazzo, il completamento della scala esagonale con gradini di marmo, ringhiere di ferro e riquadrature di stucco alle pareti.

Su progetto di Niccolini vengono eseguiti dagli scultori Giuseppe Calì, Francesco Saverio Citarelli, Angelo Solari e Gennaro Aveta camini marmorei ispirati a diversi stili, finemente intagliati e arricchiti di statue, mentre sono realizzati candelabri bronzei su disegno di Tito Angelini.

Edificato il terzo cortile, si progetta lo scalone monumentale per consentire l'accesso al piano nobile. Per il nuovo scalone realizzato su progetto di Tommaso Giordano, vengono utilizzati marmi di Carrara per gli ampi gradini e marmi di Mondragone per le colonne fortemente rastremate che s’ispirano ai templi di Paestum.

Completata finalmente la Reggia, a partire dal 1840, nei suoi ambienti, su proposta del ministro Nicola Santangelo, viene ospitata una pinacoteca d’arte contemporanea caratterizzata dalla presenza di ritratti della famiglia reale, dipinti di artisti italiani di formazione neoclassica e opere di pittori accademici napoletani.

Con l'Unità d'Italia, avvenuta nel 1861, la Reggia passò ai Savoia, che la utilizzarono come residenza. Nel 1864 i Savoia attuarono, grazie ad Annibale Sacco, Domenico Morelli e Federico Maldarelli, l'arricchimento delle raccolte d'arte. Sacco opera scelte collezionistiche ad ampio respiro e arricchisce le raccolte di Capodimonte. Dalla Reggia di Napoli, inoltre, giunge l’Armeria sistemata in sette stanze sul lato opposto del Salone da ballo, costituita da numerose e pregevoli armature e armi bianche o da fuoco di provenienza farnesiana.

Nel 1866 venne trasferito il celebre boudoir di Maria Amalia di Sassonia, proveniente dalla Reggia di Portici, e nel 1877 un pavimento marmoreo d'età romana proveniente dalla Favorita di Resina e ritrovato nel 1788 in un’antica villa romana di Capri.

Il Salottino di porcellana, iniziato nel 1757 e terminato completamente due anni dopo, fu realizzato con oltre 3000 pezzi di porcellana e fu sicuramente il lavoro più importante che abbiano mai realizzato le fabbriche europee di porcellana, e massima espressione dell'arte della porcellana di Capodimonte. Vorlage:Vedi anche

Contemporaneamente si avvia anche la creazione di una galleria d'arte moderna con l’acquisto di dipinti di pittori contemporanei in prevalenza napoletani.

Con la morte di Sacco il tentativo di fondere le due anime di Capodimonte, quella residenziale e quella museale, di fatto fallisce ed il palazzo viene destinato esclusivamente ad abitazione dei Duchi d’Aosta.

Nel 1920 la Reggia passò al demanio, ma solo nel 1950, con l'approvazione del Ministero della Pubblica Istruzione, si decise di ripristinare la sua piena ed esclusiva funzione di museo attuando il progetto di Bruno Molajoli che prevedeva il ritorno delle collezioni d'arte medioevale e moderna dal Museo Nazionale.

Esterno

Il palazzo è privo di una facciata principale e manca dei simboli che caratterizzano le sedi del potere come un portale centrale e un balcone d’onore. Semplici e funzionali sono lo scalone e i balconi del primo piano. Da ciò si può capire come l’edificio fosse destinato unicamente ad esser un solenne raccoglitore della collezione Farnese, che Carlo di Borbone aveva ereditato dalla madre Elisabetta.


Le collezioni

Il nucleo principale del museo è costituito dalla Collezione Farnese, l'eredità di Elisabetta Farnese, donata al figlio Carlo III di Borbone; la Collezione Borgia e poi agli ultimi piani troviamo la galleria della storia della scuola Napoletana, dal Medioevo a oggi, con importanti operei di Simone Martini, Colantonio, Caravaggio, di Salvator Rosa, Luca Giordano, Massimo Stanzione, Battistello Caracciolo, dello Spagnoletto, di Giacinto Gigante e di Gemito, nonchè la celeberrima tela di Andy Wharol "Vesuvius".

Tra le oreficerie spicca il Cofanetto Farnese di Manno Sbarri (1561).

Opere della galleria

Medioevo in Italia e Nord Europa

Rinascimento nel Nord Europa

Francia, Fiandre, Paesi Bassi

Rinascimento nelle città italiane

Venezia

Firenze

Italia centrale e settentrionale

Curiosità

Proprio nella reggia di Capodimonte nel 1889 fu sfornata la prima "pizza moderna": la Pizza Margherita, varietà di pizza diffusa in tutto il mondo. La pizza Margherita prende il nome dalla prima Regina d'Italia la Regina Margherita di Savoia

Altri progetti

Vorlage:Interprogetto

Bibliografia

  • Nicola Spinosa, Capodimonte, Milano, Electa, 1999.
  • Le Guide di Dove - Campania, Corriere della sera, 2007.

Voci correlate

Collegamenti esterni

Vorlage:Portale Vorlage:Musei

Capodimonte Categoria:Pinacoteche d'Italia Categoria:Palazzi di Napoli de:Museo di Capodimonte