Vai al contenuto

Programma Planetary Observer

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 14 nov 2011 alle 12:49 di Harlock81 (discussione | contributi) (amplio, ancora testo nascosto)

Il Programma Planetary Observer è stato un programma di esplorazione spaziale del Sistema solare interno previsto dalla NASA.

Ideato nei primi anni ottanta, prevedeva la realizzazione di orbiter planetari a basso costo, adattando a tale scopo la tecnologia ed i componenti dei satelliti sviluppati per l'osservazione della Terra ed utilizzando i pannelli fotovoltaici per la generazione di energia elettrica. Il corpo delle sonde, inoltre, sarebbe derivato da una struttura base seriale. Della serie di missioni previste, ne fu costruita una sola, il Mars Observer,[1][2] il cui fallimento condusse alla cancellazione del programma.

Caratteristiche

Le sonde del Programma Planetary Observer avvrebbero dovuto essere utilizzate prevalentemente per l'esplorazione dei pianeti del Sistema solare interno e della Luna. Esse avrebbero dovuto avere una struttura comune, basata su satelliti per l'osservazione della Terra dallo spazio. In particolare, avrebbero dovuto essere alimentate attraverso l'uso di pannelli fotovoltaici; avrebbero dovuto avere una serie standardizzata di strumenti scientifici; sarebbero dovute essere lanciate attraverso gli Space Shuttle. Lo sviluppo di questo programma di esplorazione avrebbe richiesto, inoltre, un consistente finanziamento a lungo termine.[3]

Criticità

Le principali criticità del Programma, che condussero in ultimo alla sua cancellazione, furono l'interruzione dei voli degli Space Shuttle in conseguenza del disastro dello Space Shuttle Challenger e la deviazione di fondi verso il programma di esplorazione umana dello spazio che ne conseguì; le difficoltà impreviste nel riadattare satelliti per l'osservazione della Terra a missioni nello spazio profondo; le complesse interazioni tra la comunità scientifica, il Jet Propulsion Laboratory e la NASA emerse durante lo sviluppo della prima missione della serie, il Mars Observer (sulle quali torneremo più diffusamente in seguito); la competizione con il Programma per l'esplorazione di Marte, lanciato durante la presidenza di George Bush padre.[3]

Cenni storici

Dopo le missioni spaziali di classe ammiraglia (flagship) dal costo di svariati miliardi di dollari degli anni settanta, la NASA stava cercando negli anni ottanta soluzioni nuove e più economiche da implementare nei decenni successi. Nel 1983, il Solar System Exploration Committee delineò la politica di esplorazione scientifica del Sistema solare per la NASA e propose l'istituzione di due programmi: il Programma Planetary Observer, per missioni dal costo inferiore a 150 milioni di dollari, e il Mariner Mark II, per missioni più importanti, dal costo compreso tra 300 e 500 milioni di dollari.[2]

Selezionò inoltre quattro missioni ritenute particolarmente significative, raccomandandone la realizzazione negli anni seguenti: un orbiter venusiano che utilizzando tecnologia radar potesse mappare la superficie del pianeta (Magellano); un orbiter marziano; una missione per il rendezvous con una cometa ed il sorvolo di un asteroide (Comet Rendezvous and Asteroid Flyby, CRAF); una sonda per l'esplorazione di Titano con tecnologia radar (Cassini). Delle quattro, le ultime due furono inquadrata nella classe di missioni del Programma Mariner Mark II; nello sviluppo dell'orbiter venusiano sarebbero state implementate quelle raccomandazioni per la riduzione dei costi che avrebbero successivamente caratterizzato il Programma Observer, pur non essendo la sonda direttamente sviluppata nell'ambito di tale programma; l'orbiter marziano, invece, sarebbe stato il prototipo delle nuove Planetary Observer.[4]

Note

  1. ^ Associated Press, NASA Picks Basic Spaceship Over Awesome Alternative, in The Deseret News, 6 novembre 1992. URL consultato il 14 novembre 2011.
  2. ^ a b Westwick, P. J., p. 175, 2007.
  3. ^ a b Westwick, P. J., p. 183, 2007.
  4. ^ Westwick, P. J., p. 176, 2007.

Bibliografia

  • (EN) Westwick, Peter J., Recovery of Flight Projects, in Into the black: JPL and the American space program, 1976-2004, Yale University Press, 2007, pp. 175-185, ISBN 0300110758, 9780300110753. URL consultato il 14 novembre 2011.