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Python bivittatus

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Pitone delle rocce birmano
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseReptilia
OrdineSquamata
SottordineSerpentes
FamigliaPythonidae
GenerePython
SpecieP. bivittatus
Nomenclatura binomiale
Python bivittatus
(Kuhl, 1820)
Sinonimi

Python molurus bivittatus Kuhl, 1820

Areale
Areale nativo in verde

Il pitone delle rocce birmano (Python bivittatus), anche noto solo come pitone birmano, è una delle più grandi specie del genere Python, nonché uno dei più grandi serpenti conosciuti. È una specie originaria del sud-est asiatico dove occupa un vasto areale, sebbene sia oggi considerato una specie Vulnerabile dalla Lista Rossa IUCN.[1] Fino al 2009 era considerato una sottospecie del pitone delle rocce indiano (Python molurus), ma è stato riconosciuto come una specie a se stante.[2] La specie è particolarmente apprezzata nell'hobby della terraristica rendendolo uno dei serpenti di grandi dimensioni più comuni e apprezzati dagli appassionati, specialmente gli esemplari albini. Tuttavia, la sua commercializzazione di questo animale e le fughe accidentali o li liberazioni volute lo hanno reso una specie invasiva negli Stati Uniti sudorientali.[3]

Descrizione

Primo piano

Il pitone birmano è un serpente costrittore di colore scuro coperto da macchie marroni bordate di nero lungo il dorso. In natura, questi serpenti raggiungono una lunghezza media di 5 metri (16 piedi), sebbene alcuni esemplari possano raggiungere oltre 7 metri (23 piedi).[4][5] Questa specie è sessualmente dimorfica nelle dimensioni; le femmine sono in media leggermente più lunghe, ma considerevolmente più pesanti, dei maschi. Ad esempio, il rapporto lunghezza-peso nei pitoni birmani in cattività per singole femmine hanno dimostrato: a 3,47 metri di lunghezza un esemplare pesava 29 kg, un esemplare di poco più di 4 metri pesava 36 kg, un'esemplare di 4,5 metri pesava 40 kg, e un altro esemplare di 5 metri pesava 75 kg. In confronto, il rapporto lunghezza-peso per i maschi hanno dimostrato: un esemplare di 2,8 metri pesava 12 kg, un esemplare di 2,97 metri pesava 14,5 kg, un esemplare di 3 metri pesava 7 kg, e un campione di 3,05 metri pesava 18,5 kg.[6][7][8][9][10] In generale, gli individui di lunghezza superiore ai 5 metri sono piuttosto rari.[4] Il record per la lunghezza massima nei pitoni birmani è detenuto da una femmina vissuta a Serpent Safari per 27 anni. Poco dopo la morte, la sua lunghezza effettiva è stata determinata a 5,74 metri. I dati pubblicati su esemplari più lunghi non sono verificati.[11] Intorno aò 1999, al momento della sua morte, un'altra femmina di nome "Baby" era il serpente più pesante registrato al mondo, raggiungendo i 182,8 kg, per una lunghezza di 5,74 metri.[11] Le dimensioni minime per gli adulti sono di 2,35 metri.[12] Delle forme nane si possono trovare a Giava, Bali e Sulawesi, con una lunghezza media di 2 metri a Bali,[13] e un massimo di 2,5 metri a Sulawesi.[14] Gli individui selvatici sono lunghi in media 3,7 metri, ma è noto che possano raggiungere i 5,74 metri se le condizioni di crescita sono ottimali.[11]

Distribuzione e habitat

Il pitone birmano può essere trovato in tutto il sud e sud-est asiatico, compresa l'India orientale, il Nepal sudorientale, il Bhutan occidentale, il Bangladesh sudorientale, Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia, Vietnam, Malesia continentale settentrionale e la Cina meridionale nel Fujian, Jiangxi, Guangdong, Hainan, Guangxi e Yunnan.[15] Può essere trovato anche a Hong Kong e in Indonesia a Giava, Sulawesi meridionale, Bali e Sumbawa.[16] È stato anche avvistato a Kinmen.[17] Il pitone birmano si trova spesso nei pressi di paludi e acquitrini, essendo un serpente semiacquatico, ma può anche essere avvistato sugli alberi.

È un ottimo nuotatore e ha bisogno di una fonte d'acqua permanente per sopravvivere. Può anche abitare nelle praterie, paludi, zone umide, colline rocciose, boschi, valli fluviali e giungle con radure aperte. È un buon arrampicatore e ha una coda prensile che lo aiuta a mantenersi sui rami. Può rimanere sott'acqua anche per 30 minuti, sebbene prediliga la terraferma.

Come specie invasiva

Areale negli Stati Uniti, nel 2007
Un alligatore americano e un pitone birmano nel Parco nazionale delle Everglades

L'invasione dei pitoni birmani negli Stati Uniti è particolarmente estesa, in particolare in South Florida, dove ora è possibile trovare un gran numero di pitoni nelle Everglades.[18] L'attuale numero di pitoni birmani nelle Everglades potrebbe aver raggiunto una popolazione minima vitale e diventare una specie invasiva. Tra il 1996 e il 2006, il pitone birmano ha guadagnato popolarità nel commercio di animali domestici, con oltre 90.000 serpenti importati negli Stati Uniti.[19] Tra questi, diversi esemplari sono probabilmente fuggiti dai loro proprietari o sono stati deliberatamente abbandonati da essi quando raggiungevano determinate dimensioni. Nel 1992, l'uragano Andrew distrusse una struttura per l'allevamento di pitoni e uno zoo, facendo fuggire questi serpenti che avrebbero trovato rifugio nelle paludi delle Everglades.[20] Nel tempo, più di 1.330 esemplari di pitoni birmani rinselvatichiti sono stati catturati nelle Everglades.[21]

Nel 2007, il pitone birmano è stato trovato anche nel nord della Florida e nelle zone costiere di Panhandle. L'importazione di pitoni birmani è stata vietata negli Stati Uniti nel gennaio 2012 dal Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti.[22] Un rapporto del 2012 affermava: "nelle aree in cui i serpenti sono ben radicati, volpi e conigli sono scomparsi. Gli avvistamenti di procioni sono diminuiti del 99,3%, quelli di opossum del 98,9% e quelli di cervi dalla coda bianca del 94,1%".[23] Tra il 2003 e il 2011 le indagini stradali hanno indicato una diminuzione dell'87,3% nelle popolazioni di linci rosse e in alcune aree i conigli sono scomparsi del tutto.[24] Sfortunatamente, gli sforzi sperimentali per reintrodurre popolazioni di conigli nelle aree in cui i conigli sono stati completamente eliminati sono per lo più falliti "a causa degli alti tassi di predazione (77% dei decessi) da parte dei pitoni".[25] Le popolazioni di uccelli e coyote potrebbero essere altrettanto in pericolo, così come la già rara pantera della Florida.[23] Oltre a questa relazione di correlazione, è stato anche dimostrato sperimentalmente che i pitoni hanno un effetto distruttivo sulle popolazioni di conigli di palude, suggerendo ulteriormente che siano i responsabili di molti dei cali di mammiferi registrati. Questi serpenti possono, inoltre competere con i predatori nativi per il cibo.[26]

L'esempio più lampante è la competizione con l'alligatore americano, il più grande predatore delle paludi, e vi sono stati innumerevoli casi e avvistamenti di attacchi e lotte tra pitoni e alligatori. Vi sono anche numerosi casi di predazione, con i pitoni più grandi che sono in grado di uccidere ed ingoiare alligatori di medie dimensioni, e alligatori che si nutrono dei pitoni più piccoli.

Entro il 2011, i ricercatori hanno identificato i resti di 25 specie di nove ordini di uccelli nel tratto digestivo di 85 pitoni birmani trovati nel Parco nazionale delle Everglades.[27] Le popolazioni di uccelli nativi stanno subendo un impatto negativo dall'introduzione del pitone birmano in Florida; tra queste specie di uccelli, la cicogna americana è una delle più colpite, ed è ora elencata come una specie minacciata dal governo federale.[27]

Negli ultimi dieci anni sono stati fatti numerosi sforzi per eliminare le popolazioni di pitoni birmani. Per restringere la caccia al pitone è necessario comprendere l'habitat preferito della specie. È stato riportato che i pitoni birmani selezionano habitat più asciutti e con vegetazione a foglia larga, come cipressi e foreste di conifere. Sebbene gli ambienti acquatici e palustri sarebbero un'ottima fonte di prede, i pitoni sembrano privilegiare gli ambienti che consentono loro di mimetizzarsi e di nascondersi. Inoltre, si è scoperto che i pitoni birmani in Florida preferiscono habitat elevati, poiché ciò fornisce le condizioni ottimali per la nidificazione. Oltre agli habitat elevati, gli habitat marginali sono luoghi comuni in cui si trovano i pitoni birmani per la termoregolazione, la nidificazione e la caccia.[19]

Uno dei movimenti di eradicazione con la maggiore influenza è stato il Python Challenge del 2013, un concorso di un mese in cui sono stati catturati ed eliminati un totale di 68 pitoni. Il concorso offriva incentivi come premi per il maggior numero di pitoni catturati. Lo scopo della sfida era aumentare la consapevolezza sulle specie invasive, aumentare la partecipazione del pubblico e della cooperazione delle agenzie e rimuovere il maggior numero possibile di pitoni dalle Everglades.[28]

Uno studio del 2017 ha introdotto un nuovo metodo per identificare la presenza di pitoni birmani nel sud della Florida; questo metodo prevede lo screening del sangue di zanzara. Dall'introduzione del pitone birmano in Florida, le comunità di zanzare usano i pitoni come ospiti anche se sono stati introdotti solo di recente.[29] La ricerca ha coinvolto lo screening del sangue delle zanzare autoctone per cercare la presenza di DNA di pitone. In questo modo, è possibile determinare la presenza o l'assenza di pitoni nell'area consentendo il loro monitoraggio in ​​tutta la Florida.

Nell'aprile 2019, i ricercatori hanno catturato e ucciso una grossa femmina nella riserva nazionale di Big Cypress, in Florida. Era lungo più di 5,2 metri, pesava 64 kg, e conteneva 73 uova in via di sviluppo.[30]

I pitoni birmani che si sono stabiliti in Florida hanno affrontato anche alcuni cambiamenti fisiologici. A differenza delle loro controparti native dell'Asia meridionale che trascorrono lunghi periodi a digiuno a causa della variazione stagionale della disponibilità di prede, i pitoni della Florida si nutrono tutto l'anno grazie alla costante disponibilità di cibo. Sono anche vulnerabili allo stress da freddo, con gelate invernali che portano a tassi di mortalità fino al 90%. I dati genomici suggeriscono che la selezione naturale su queste popolazioni favorisca gli esemplari con una maggiore tolleranza termica.[31]

Biologia

I pitoni birmani sono principalmente notturni.[32] I giovani sono ugualmente a loro agio sul terreno e sugli alberi, ma man mano che aumentano di dimensioni, tendono a limitare la maggior parte dei loro movimenti al suolo. Sono anche ottimi nuotatori, riuscendo a stare in immersione fino a mezz'ora. I pitoni birmani trascorrono la maggior parte del loro tempo nascosti nel sottobosco. Nelle parti settentrionali del loro areale, il pitone birmano può brumare per alcuni mesi durante la stagione fredda in un albero cavo, in un buco nella sponda di un fiume, o sotto le rocce.[33] Sebbene questo comportamento abbia benefici simili al letargo, consentendo agli organismi di sopportare l'inverno senza muoversi, comporta anche la preparazione degli organi riproduttivi maschili e femminili per la prossima stagione riproduttiva. Anche la popolazione della Florida passa attraverso un periodo di brumazione.[34]

Sono animali solitari, ritrovandosi in gruppo o in coppia solamente durante la stagione riproduttiva. I pitoni birmani si riproducono all'inizio della primavera, con le femmine che depongono 12-36 uova tra marzo e aprile. Le femmine proteggono le uova fino alla schiusa, avvolgendosi intorno ad esse e contraendo i muscoli in modo tale da alzare di diversi gradi la temperatura ambientale intorno alle uova. Una volta che i piccoli usano il dente d'uovo per farsi strada fuori dalle uova, non vengono fornite ulteriori cure materne. I cuccioli appena nati sono già autosufficienti e spesso rimangono all'interno delle loro uova fino a quando non sono pronti per completare la loro prima muta, dopodiché saranno pronti per cacciare il loro primo pasto.[35]

Note

  1. ^ a b (EN) Stuart B, Nguyen TQ, Thy N, Grismer L, Chan-Ard T, Iskandar D, Golynsky E, Lau MW, Python bivittatus (errata version published in 2019), su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 6 Aprile 2021.
  2. ^ Jacobs HJ, Auliya M, Böhme W, On the taxonomy of the Burmese Python, Python molurus bivittatus KUHL, 1820, specifically on the Sulawesi population, in Sauria, vol. 31, n. 3, 2009, pp. 5–11.
  3. ^ Burmese Pythons in the Everglades | International & Executive Programs | UC Berkeley, su iep.berkeley.edu. URL consultato il 17 marzo 2021.
  4. ^ a b Saint Girons H, Les serpents du Cambodge, in Mémoires du Muséum national d'Histoire naturelle, Série A, 1972, pp. 40–41.
  5. ^ Deuve J, Boides, in Serpents du Laos, vol. 39, Parigi, Office de la Recherche Scientifique et Technique Outre Mer, 1970, pp. 61–66.
  6. ^ Van Mierop LH, Barnard SM, Observations on the reproduction of Python molurus bivittatus (Reptilia, Serpentes, Boidae), in Journal of Herpetology, vol. 10, #4, 1976, pp. 333–340, DOI:10.2307/1563071.
  7. ^ Barker DG, Murphy JB, Smith KW, Social behavior in a captive group of Indian pythons, Python molurus (Serpentes, Boidae) with formation of a linear social hierarchy, in Copeia, vol. 1979, #3, 1979, pp. 466–471, DOI:10.2307/1443224.
  8. ^ Marcellini DL, Peters A, Preliminary observations on endogeneous heat production after feeding in Python molurus, in Journal of Herpetology, vol. 16, #1, 1982, pp. 92–95, DOI:10.2307/1563914.
  9. ^ Jacobson ER, Homer B, Adams W, Endocarditis and congestive heart failure in a Burmese python (Python molurus bivittatus), in Journal of Zoo and Wildlife Medicine, vol. 22, 1991, pp. 245–248.
  10. ^ Groot TV, Bruins E, Breeuwer JA, Molecular genetic evidence for parthenogenesis in the Burmese python, Python molurus bivittatus, in Heredity, vol. 90, n. 2, Febbraio 2003, pp. 130–5, DOI:10.1038/sj.hdy.6800210, PMID 12634818.
  11. ^ a b c Barker DG, Barten SL, Ehrsam JP, Daddono L, Bulletin of the Chicago Herpetological Society, vol. 47, n. 1, 2012, pp. 1–6, http://www.vpi.com/sites/default/files/Barker-et-al_CorrectPythonLengths_2.pdf. URL consultato il 2 marzo 2020.
  12. ^ Murphy JC, Henderson RW, Tales of Giant Snakes: A Historical Natural History of Anacondas and Pythons, Krieger Pub. Co., 1997, pp. 2, 19, 37, 42, 55–56, ISBN 0-89464-995-7.
  13. ^ McKay JL, A Field Guide to the Amphibians and Reptiles of Bali, Krieger Publishing Company, 2006, pp. 13, 14, 18, 86, ISBN 1-57524-190-0.
  14. ^ de Lang R, Vogel G, The Snakes of Sulawesi: A Field Guide to the Land Snakes of Sulawesi with Identification Keys, Frankfurt Contributions to Natural History, Band 25, Chimaira, 2005, pp. 23–27, 198–201, ISBN 3-930612-85-2.
  15. ^ Barker DG, Barker TM, The Distribution of the Burmese Python, Python bivittatus, in China (PDF), in Bulletin of the Chicago Herpetological Society, vol. 45, #5, 2010, pp. 86–88. URL consultato il 26 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  16. ^ Barker DG, Barker TM, The Distribution of the Burmese Python, Python molurus bivittatus (PDF), in Bulletin of the Chicago Herpetological Society, vol. 43, #3, 2008, pp. 33–38. URL consultato il 17 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2014).
  17. ^ Breuer H, Murphy WC, Python molurus bivittatus, su snakesoftaiwan.com, 2009–2010. URL consultato il 17 Ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2012).
  18. ^ Top 10 Invasive Species, su time.com, 2 Febbraio 2010. URL consultato il 27 Aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2010).
  19. ^ a b Walters, T. M., Mazzotti, F. J., & Fitz, H. C. (2016). Habitat selection by the invasive species Burmese python in Southern Florida. Journal of Herpetology, 50 (#1), 50–56.
  20. ^ Democrats Hold Hearing on Administration's Plan to Constrict Snakes in the Everglades - House Committee on Natural Resources, su naturalresources.house.gov, 23 Marzo 2010. URL consultato il 9 Agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2012).
  21. ^ {{{title}}}, su nps.gov.
  22. ^ U.S. Fish and Wildlife Service. 2012. Salazar announces ban on importation and interstate transportation of four giant snakes that threaten Everglades. U.S. Fish and Wildlife Service Press Release. January 17, 2012.
  23. ^ a b Adams G, Pythons are squeezing the life out of the Everglades, scientists warn, Londra, 1º Febbraio 2012.
  24. ^ (EN) Michael E. Dorcas, John D. Willson, Robert N. Reed, Ray W. Snow, Michael R. Rochford, Melissa A. Miller, Walter E. Meshaka, Paul T. Andreadis, Frank J. Mazzotti, Christina M. Romagosa e Kristen M. Hart, Severe mammal declines coincide with proliferation of invasive Burmese pythons in Everglades National Park, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 109, n. 7, 14 Febbraio 2012, pp. 2418–2422, DOI:10.1073/pnas.1115226109, ISSN 0027-8424 (WC · ACNP), PMC 3289325, PMID 22308381.
  25. ^ John Willson, Indirect effects of invasive Burmese pythons on ecosystems in southern Florida, in Journal of Applied Ecology, vol. 54, n. 4, 10 Gennaio 2017, pp. 1251–1258, DOI:10.1111/1365-2664.12844. Ospitato su British Ecological Society.
  26. ^ McCleery RA, Sovie A, Reed RN, Cunningham MW, Hunter ME, Hart KM, Marsh rabbit mortalities tie pythons to the precipitous decline of mammals in the Everglades, in Proceedings. Biological Sciences, vol. 282, n. 1805, Aprile 2015, pp. 20150120, DOI:10.1098/rspb.2015.0120, PMC 4389622, PMID 25788598.
  27. ^ a b Dove, C. J., Snow, R. W., Rochford, M. R., & Mazzotti, F. J. (2011). BIRDS CONSUMED BY THE INVASIVE BURMESE PYTHON (PYTHON MOLURUS BIVITTATUS) IN EVERGLADES NATIONAL PARK, FLORIDA, USA. The Wilson Journal of Ornithology, 123(#1), 126–131.
  28. ^ Mazzotti, F. J., Rochford, M., Vinci, J., Jeffery, B. M., Eckles, J. K., Dove, C., & Sommers, K. P. (2016). "Implications of the 2013 Python Challenge® for Ecology and Management of Python molorus bivittatus (Burmese python) in Florida". Southeastern Naturalist, 15 (sp8), 63–74.
  29. ^ Reeves LE, Krysko KL, Avery ML, Gillett-Kaufman JL, Kawahara AY, Connelly CR, Kaufman PE, Interactions between the invasive Burmese python, Python bivittatus Kuhl, and the local mosquito community in Florida, USA, in PLOS ONE, vol. 13, n. 1, 17 Gennaio 2018, pp. e0190633, Bibcode:2018PLoSO..1390633R, DOI:10.1371/journal.pone.0190633, PMC 5771569, PMID 29342169.
  30. ^ Mettler K, A 17-foot, 140-pound python was captured in a Florida park. Officials say it's a record., su washingtonpost.com. URL consultato il 23 maggio 2020.
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  32. ^ Evans S, Python molurus, Burmese Python, su digimorph.org, Digital Morphology, 2003. URL consultato il 25 Luglio 2007.
  33. ^ Glossary of reptile and amphibian terminology, su Kingsnake.com. URL consultato l'8 Aprile 2019. Maggio 2020.
  34. ^ 1.4 INVASIVE SPECIES BURMESE PYTHON (PYTHON BIVITTATUS) AND ITS EFFECT IN FLORIDA, The Ohio State University.
  35. ^ Ghosh A, Burmese Python, su animalspot.net, 11 Luglio 2012. URL consultato il 27 Dicembre 2012.

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